Tre generazioni, dall’Italia all’Argentina, (1899-2008)
SiFest, Savignano sull Rubicone, Italia.
Monsignor Domenico Pugliese, Bienvenido e Gustavo Frittegotto
A cura di Laura Serani
L’idea della mostra con Gustavo Frittegotto é nata durante Fotosur, il colloquio organizzato dal Centro Nazionale della Fotografia del Venezuela, che riuniva fotografi e curatori de vari paesi dell’America Latina, nel novembre scorso, a Guasdualito sulla linea, sensibile, di confine con la Colombia. Lontano da aeroporti e attrazioni turistiche, sotto la protezione ostentatamente armata dell’esercito, si é discusso per una settimana di fotografia documentaria e di nuove forme di fotogiornalismo, della fotografia come impegno e del problema delle distanze che rendono difficili gli scambi.
Tra una sessione e l’altra, Frittegotto dal suo computer liberava immagini luminose di paesaggi atemporali della pampa, pianure e cieli infiniti dove si intravedeva una seconda immagine, impercettibilmente diversa. Un modo di sottolineare il tempo e le distanze, di tracciare dei limiti spaziali a distese tanto vaste da diventare prigioni. Frittegotto mi ha raccontato la storia della sua famiglia, di origine italiana, arrivata in Argentina alla fine dell’Ottocento.
La passione per la fotografia del prozio curato, la storia di suo padre, primo bambino italiano a nascere nel 1926 ad Arequito, dove negli anni 50 doveva aprire lo studio “Foto Estudio Ibis” che avrebbe visto sfilare nel corso degli anni gli abitanti della città, infine il suo propio avvicinarsi alla fotografia fin da ragazzino.
In un momento in cui si parla tanto di immigrazione, di accoglienza o di chiusura delle frontiere, mi é sembrato interessante ricordare l’emigrazione che por decenni ha spinto gli italiani a traversare l’Atlantico. Altri tempi e contesti, altri flussi che la fotografia puo’ aiutare, comunque, a non dimenticare.
Cosi’ ho chiesto a Gustavo di selezionare nei suoi archivi, in vista di una mostra, le foto degli album di famiglia, i ritratti in studio e i lavori di suo padre e di presentarli con le sue ricerche personali piú recenti. Le immagini raccolte raccontano la vita di tutti giorni, le cerimonie religiose e la vita della parrocchia, le feste popolari, i rodeo, la cittá che si costruisce poco a poco, le prime automobili, le gite domenicali e la pesca al fiume. Senza insistere sulla denuncia delle condizioni di lavoro o sul dolore dei distacchi, é la storia di una vita semplice che si costruisce su una terra lontana e che lascia intravedere, per momenti, un certo orgoglio come negli autoritratti di Monsignor Pugliese o una certa malinconia.
Il Nuovo Mondo, tra speranze e nostalgie. La passione familiare per la fotografia permetteva di fissarne le tappe, come un atto di convinzione, per sé e per gli altri, rimasti a casa. Atto che con Gustavo Frittegotto diventa necessitá d’indagare sulle proprie origini e piena coscienza dell’importanza della fotografia sul piano sociale e artistico. La storia di una famiglia e della pampa nel Novecento, quindi, ma anche una piccola storia dell’evoluzione del linguaggio fotografico, attraverso tre generazioni e cent’anni d’immagini.
Laura Serani